di Alessandra Savino
All’anagrafe Vincenzo, per chi bazzica nei quartieri jazz di Bari e provincia, solo Viz, musicista eclettico con un’innata passione per il Cinema. Un fiume in piena, a sentirlo parlare, pronto a travolgerti con i suoi numerosi e interessanti progetti musicali. Noto al pubblico dei più rinomati club, rassegne e festival jazz, con un basso elettrico fra le mani, è, in realtà, capace di dar vita ad una moltitudine di strumenti. In passato dietro una batteria, oggi capita di vederlo anche al pianoforte. Per lui sono tutti mezzi per comporre, attività a cui si dedica con costanza e dedizione.
Quale è stato il primo strumento che hai suonato?
La prima tastierina me l’hanno regalata da ragazzino quando si accorsero che riuscivo a riprodurre quello che ascoltavo in tv senza conoscere la musica. Negli anni poi ho iniziato a suonare la batteria con i miei cugini in un gruppo rock, avevo circa sedici anni. Ciò che ha fatto scattare l’assiduità nello studio della musica è stato il periodo successivo ad un incidente che ho avuto con la moto. La permanenza in ospedale mi ha fatto riflettere e pensai che la mia dimestichezza con il ritmo poteva trovare uno strumento di sintesi nel basso elettrico.
E’ stato allora che hai deciso di diventare musicista professionista?
Subito dopo l’incidente, iniziai a frequentare una scuola di musica, Il Pentagramma a Bari, e dopo due anni suonavo già in giro per locali. Cinque anni dopo fui notato in uno di questi locali da Rocco Zifarelli, chitarrista di Ennio Morricone, e mi consigliò di partecipare all’Erobass Day. E’ un concorso internazionale per bassisti. Partecipai e vinsi nel 2007.
Ricordi il tuo primo basso?
Ho iniziato a suonare il basso nel ’98 e il primo che ho preso fra le mani era un modello molto economico, era un Roytek. Poi col tempo ho acquistato strumenti più costosi finchè i liutai hanno iniziato a costruirmi strumenti su misura per me. Al momento ne ho uno di una liuteria abruzzese, Meridian Guitars, che ha realizzato per me un basso semiacustico che porta il mio nome.
Ti sei sempre dedicato al jazz?
In realtà sono sempre stato equidistante da tutti i generi, non mi reputo un musicista puramente jazz. Nella mia produzione è molto presente la musica classica, l’impressionismo, la musica da film. Mia madre mi ha educato a vedere molti film, cosa che ha avuto su di me molta influenza. Sono arrivato al jazz e alla fusion, con una breve parentesi rock come batterista. Quindi diciamo che la mia formazione è piuttosto caleidoscopica.
Qual è stata la prima formazione musicale di cui hai fatto parte come professionista?
E’ difficile dirlo, credo la prima sia stata quella composta da me, Pierluigi Villani, batterista, e Michele Campobasso. Recentemente ho rivisto quest’ultimo.
La collaborazione con Balducci invece come è nata?
Il duo Balducci- Maurogiovanni era nato come un duo di bassi non destinato al cinema. Poi abbiamo deciso di riarrangiare brani realizzando colonne sonore di film per il cinema nel disco Cinema Vol. 1, uscito tre anni fa. Ora stiamo lavorando al secondo album di questo progetto che prevede il coinvolgimento di un quartetto d’archi e di Marco Giuliani alla voce. Il progetto è nato per essere una trilogia, quindi ci sarà anche un terzo volume in cui sarà presente l’orchestra sinfonica d’archi.
Che genere di film prediligi?
L’idea delle colonne sonore nasce dalla mia passione per il Cinema. Spazio molto fra la cinematografia italiana e quella estera. Tra i compositori di colonne sonore ci sono Piero Piccioni, Ennio Morricone, John Williams fra gli stranieri. Il volume 2 credo sarà orientato maggiormente verso il cinema italiano.
Almeno una delle colonne sonore presenti nel nuovo disco puoi svelarcela?
Va bene, soltanto una però! Ci saranno le musiche del celebre “Matrimonio all’italiana” di Vittorio De Sica.
Quando è prevista l’uscita di “Cinema. Volume 2”?
Dunque, la lavorazione inizierà questo inverno. Gli arrangiamenti saranno di Antonio Molinini ed ora dobbiamo individuare il quartetto d’archi.
Come mai la scelta di inserire gli archi?
Nel Cinema i timbri degli archi sono molti suggestivi, evocativi. Poi a me piace molto la musica europea e gli archi danno una sonorità che a me piace molto.
In che modo vengono riarrangiate le colonne sonore?
Il riarrangiamento passa attraverso due fasi: l’assegnazione delle parti agli strumenti, ovvero si scrivono le parti affinchè gli strumenti interagiscano correttamente fra di loro; poi si passa alla riarmonizzazione, cioè la ristrutturazione degli accordi, quindi la personalizzazione. Noi cerchiamo di fare un arrangiamento ricco e complementare degli strumenti senza, però, nel contempo, snaturare troppo la parte armonica. Cerchiamo di lasciare il sapore che ha dato il compositore all’originale.
Ci sono altri progetti con Balducci?
Molto probabilmente realizzeremo un disco intitolato “Jazz Antology”, un’antologia di standard jazz famosi fatti da noi. Sarebbe un lavoro prettamente jazzistico a differenza di quello dedicato al Cinema.
Con le altre formazioni di cui fai parte, cosa bolle in pentola?
E’ in uscita, per la Caligola Records, un nuovo disco con un trio, E-Motion, composto da basso, voce e batteria con Mariangela Cagnetta e Pierluigi Villani. Si tratta del primo disco che realizzo con loro.
C’è un luogo in particolare in cui pensi alla musica?
Sì, certo, la vasca da bagno. Non scrivo mai musica con lo strumento. E’ già nella testa la melodia prima di suonarla. Poi può darsi che non la scrivo e la perdo. Quando non la perdo, me la appunto rapidamente. Penso ad un luogo anche visitato nel passato che mi suggerisce la musica. Lo strumento è molto relativo, per me non fa differenza che sia il basso o il pianoforte. Sono mezzi per arrivare alla musica. E’ un caso che io suoni il basso.
Tra gli strumenti che non hai mai suonato, ce n’è uno che vorresti provare?
Si, uno strumento a fiato, in particolare la tromba.