di Maria Tisci
La Via Lattea è formata da circa 300 miliardi di stelle. Tra quelle che noi riusciamo ad osservare di notte quando alziamo lo sguardo, alcune sono già morte e più o meno luminose a seconda della loro grandezza e distanza. Il cielo stellato come ci appare oggi in realtà è un’ immagine già vecchia e questo perché, per quanto la luce viaggia molto velocemente, la distanza tra noi e la stella più vicina è molto ampia.
Al teatro Piccinni di Bari, lo scorso 30 ottobre, è andato in scena “Spezzato è il cuore della bellezza” della Piccola Compagnia Dammacco. Questo spettacolo parla di un triangolo amoroso che ha come protagonisti lui, lei e l’altra. In scena l’attrice Serena Balivo dà vita alle due lei, mentre Erica Galante anima lui, un pupazzo dalla testa molto grande e senza voce che danza tra un monologo e l’altro, quasi tenendo insieme le parti della storia. La drammaturgia è del barese Mariano Dammacco che proprio grazie a questo testo nel 2021 ha vinto il prestigioso premio UBU come migliore scrittura drammaturgica.
La scenografia è semplice e funzionale al monologo. È composta da un doppio altare disposto in modo simmetrico l’uno rispetto all’altro e ciascuno a sua volta composto da una piccola pedana con sopra uno sgabello. Tra i due, al centro, c’è un separè bianco dietro cui l’attrice alterna i costumi per dare vita alle due protagoniste. I due altari diventano di volta in volta i rispettivi palcoscenici delle due che si avvicendano nel loro racconto.
La scelta di Dammacco di dare la parola a vecchio amore e nuovo amore appare come un voler mettere al centro il mondo interiore del singolo, più che il rapporto di coppia. Questi monologhi sono rivolti verso l’interno, in alcuni punti si sfiorano, si completano tra loro fornendo parti complementari della storia. Vecchio amore racconta di come ha provato a scrollarsi di dosso il dolore, i suoi compromessi per cercare di andare avanti tra dispiacere, rancore e amarezza, mentre la parabola di nuovo amore è esattamente inversa. Lei è un germoglio che rompe la roccia, fino al giorno in cui si appassisce, per fare posto a un nuovo addio.
Il lavoro della Piccola Compagnia Dammacco è un racconto sulla ciclicità delle emozioni, dall’innamoramento al disincanto, dal rancore all’accettazione. Non tutti gli amori finiscono allo stesso modo, molti cambiano forma, si adattano allo scorrere del tempo, ma quello raccontato è un amore che brucia, si spegne e se appare ancora in vita è soltanto perché, proprio come la velocità della luce, ha bisogno di tempo prima di poter essere osservato dai nostri occhi troppo lontani.
Le stelle nascono, per un certo arco di tempo esistono e poi muoiono. Alcune esplodono, altre si affievoliscono sempre di più. Così gli amori hanno un loro decorso, alcuni li percepiamo ancora in vita e ci sembrano addirittura brillare, altri nascono già monchi e difettosi. Per dirla prendendo in prestito le parole dello spettacolo “soffrono gli amori, ognuno con il suo dolore. Qualcuno già nasce con un’ala rotta.”