di Alessandra Savino
Quando Domiziano fece costruire il suo Stadio nell’antica Roma, con molta probabilità non immaginava che fra le sue mura, un tempo popolate da atleti, secoli e secoli dopo si sarebbero aggirati artisti, curatori e critici d’arte provenienti da tutto il mondo. Oggi, infatti, i resti dello storico edificio ospitano eventi culturali di rilievo internazionale. Fra essi spicca RomArt , la biennale di arte e cultura giunta quest’anno alla sua terza edizione ed inauguratasi lo scorso 20 novembre. << Ho progettato questa gigantesca macchina con il preciso intento di dare ad alcuni artisti l’opportunità di partecipare ad un contest internazionale che raggruppasse varie discipline artistiche e coinvolgesse artisti da ogni parte del mondo>>, così Amedeo Demitry, ideatore dell’evento, racconta fra le pagine del catalogo di RomArt 2019, come è nata l’iniziativa nel 2015.
<<I numeri pazzeschi della prima edizione>>, prosegue, <<mi hanno dato ragione e il mio desiderio di aumentare la connotazione culturale dell’evento mi ha poi portato ad operare modifiche strutturali fino ad arrivare a questa terza edizione che vede coinvolti due siti di grande appeal: lo Stadio di Domiziano con il suo fascino antico e il Palazzo Velli che con la sua nobile storia accoglie oggi mostre di grande spessore>>. Dislocata, dunque, fra due prestigiose location, la biennale d’arte internazionale curata da Demitry, ha aperto al pubblico ponendolo dinnanzi ad una accurata selezione di opere d’arte che spaziano dalla pittura alla fotografia, alla scultura e all’installazione. Queste le categorie rappresentate da un totale di cinquanta artisti, provenienti da ogni parte del mondo, espressione delle molteplici sfaccettature che oggi il panorama artistico internazionale è in grado di offrire.
Un dialogo fra vari linguaggi artistici e fra epoche storiche differenti. Emblematica a riguardo l’opera “FIAT 500 ON THE MOON” firmata da Monica Casali, in cui i fanali di una cinquecento, realmente accesi, illuminano le antiche rovine romane tanto care a Domiziano, lasciandosi alle spalle una grande luna. Si tratta dell’opera insignita del premio “INTERNATIONAL EXHIBITION” messo in palio da RomArt 2019 per la sezione pittura. Ad affiancarla sul podio, Antonio Ciaccio, per la categoria scultura e installazione, con “FORZA INFINITA”, un’installazione multimediale con trasferimento dell’immagine su pietra. Con una fotografia, dal titolo “I FIAMMINGHI”, che a tratti si fa fatica a distinguere da un dipinto di Caravaggio, per le pose dei soggetti ritratti ed i giochi di luce, si è aggiudicato il premio per la sua sezione, Valerio Magini.
La Canova Srl, società organizzatrice dell’evento, ha scelto di offrire un contratto di servizi promozionali ad altri talenti artistici in esposizione, assegnando il premio “ART BUSINESS” ad Emiliano Paolini per la pittura (“Opera dentro le cose…nell’aria”), alla scultura di Luigi Prevedel, un elegante marmo raffigurante Stefano Zuech, nonché alla fotografia di Eleonora Rossi che ha immortalato le espressioni felici e sorprese di tre bambini in un parco giochi di Bali dinnanzi ad un ‘curioso’ selfie stick. A testimonianza che non bisogna smettere mai di sognare, l’edizione 2019 di RomArt è stata vinta da Ebe Tirassa, insignita del primo PREMIO RomArt 2019 per la scultura in terracotta intitolata “La sognatrice”. Un’artista dell’argilla che ama raffigurare donne misteriose, apparentemente appartenenti all’universo classico ma, allo stesso tempo, rappresentanti di un mondo fantastico e onirico.
Fra l’elegante Piazza Navona e l’atmosfera bohémien di Trastevere, l’arte contemporanea internazionale della biennale ideata e curata da Demitry, art advisor e perito esperto d’arte, direttore di Canova, accoglierà il pubblico della capitale fino a domenica 24 novembre. Alla kermesse che mette in mostra l’estro creativo degli artisti selezionati, si affianca un evento collaterale che conduce il visitatore in un viaggio nella pittura e nel disegno italiano a cavallo fra XX e XI secolo. Un’esposizione sapientemente curata da Emanuele Lamaro, direttore artistico della Canova srl, che propone un itinerario fra le principali correnti artistiche del periodo: da Renato Guttuso a Gonzaga, da Gentilini ad Aligi Sassu, passando per i fratelli Bueno, Antonio e Xavier, lo “spazialismo” di Vanna Nicolotti, l’astrazione di Turcato, Accardi e Perilli, i protagonisti della scuola di Piazza del Popolo, Schifano, Angeli, Festa, fino ad arrivare alla scuola di San Lorenzo con Pizzi Cannella, Ceccobelli, Tirelli e Dessì ed alla figurazione di Ennio Calabria e Ciro Palumbo. <<Un tripudio di simboli onirici>>, così Lamaro definisce le tele di Palumbo. Ed ecco che il sogno ritorna in questa biennale a ricordarci che l’arte offre sempre il rifugio in quella bellezza di cui a volte nel reale si sente la mancanza.