di Silvia Savino
Fin dall’antichità, l’atto del mangiare è collegato ad uno dei grandi piaceri della vita ed ha ispirato artisti di ogni epoca nella creazione di nuove opere. Il connubio fra cibo e arte è quindi il connubio tra bisogni primari: da un lato la necessità di comunicare, di esprimersi attraverso l’arte, dall’altro quella di alimentarsi. A partire da questo mese tracceremo le tappe di un viaggio alla scoperta dell’affascinante legame tra il mondo artistico e quello del cibo all’interno della rubrica “CibARTI”. Iniziamo con l’intervista a Bice Perrini, un’artista che ha unito le sue due grandi passioni, ovvero l’arte e la cucina.
Bice tu sei una cuoca e un’artista, quale delle due figure è nata prima e quando si sono incontrate fra loro?
Io nasco come pittrice, come artista, infatti la mia prima personale l’ho realizzata nel ‘93 a Bologna, nel quartiere Savena. Sono attiva nel campo dell’arte da circa 30 anni e l’ultimo progetto nasce nel 2021 sponsorizzato dalla regione Puglia, un’esposizione sul colore che si chiama “Baci” (Bari-arte-colore) dove presento l’ultima produzione di pittura astratta nella Teca del Mediterraneo a Bari. Il discorso della cucina nasce nel 2007 durante una mia mostra personale, con una performance perché volevo incitare il pubblico a dipingere con il cibo e a mangiare i colori per godere dell’arte attraverso tutti e 5 i sensi. Nasce così il progetto Coloribo e da quel momento ho dato vita a tante performance denominate “food art experience”.
Che funzione ha per te il colore nell’arte e nel cibo?
Io porto avanti questa ricerca del colore e della sinestesia da sempre, infatti nelle immagini dei miei dipinti come anche nell’aperitivo Coloribo colori da mangiare, quello che fa scuotere i sensi ed emozionare è l’accostamento dei colori, colori contrastanti e simultanei e, soprattutto, credo fortemente nella sinestesia. Quindi l’artista, attraverso le linee, le forme, ma soprattutto attraverso i colori, può guarire chi guarda il dipinto, infatti per me è importante far vivere l’arte perchè credo che l’arte e i dipinti vivano solo con lo sguardo del pubblico. Ecco perché ho creato la performance, perché volevo abbracciare tutta la sfera dell’essere umano, e soprattutto del piacere.
In che modo nei tuoi eventi l’arte e il cibo dialogano fra di loro?
Il credo che la sensazione di benessere che si prova nell’osservare l’arte e i suoi colori sia completata anche attraverso il ‘gusto’ dei colori. Da quest’idea ho creato “I colori da mangiare”, ovvero salse di verdura che, come la pittura si spalmano con il pennello sulle tartine e, quindi, a seconda della stagione, il verde può essere a base di rape o di rucola o spinaci, il giallo di peperone, il rosso di pomodori o pomodori secchi, il viola di barbabietola o di crauto viola, il nero di olive nere. Si tratta di un preambolo creativo e gustativo per assaporare ancora di più l’arte. Il mio obiettivo è comunque di diffondere l’arte, riuscire a far ‘mangiare’ l’arte e a farne goderne nel quotidiano.
Nel 2007 hai realizzato “Food art experience”, performance sul tema arte e cibo. Di cosa si tratta?
Oltre a creare la tavolozza di colori da mangiare, ho creato dei menù cromatici della settimana a seconda anche dell’esigenza del nostro corpo, perché anche se non ho studiato nutrizione, avendo avuto un papà medico e una mamma farmacista, in casa si è sempre parlato di nutrizione, di come ci si deve alimentare. Ad esempio il lunedì il menù è bianco, perché dopo il cibo della domenica e del weekend ho pensato ad un menù depurativo, invece il martedì il menù è giallo e cosi via via, nei giorni successivi verde, viola, arancio. Il mio intento è stato sempre quello di pensare all’arte quindi creare il panino ROTHKO o l’insalata TURNER per ricreare, attraverso il mix dei colori dei cibi, la sensazione che si prova osservando un quadro ricco di colori. Da qui ho iniziato a creare delle performance sia per me stessa, ma anche per eventi o per altri artisti e quindi, a seconda della situazione, ho cercato di realizzare degli ambient multisensoriali, sia attraverso la scenografia e i quadri che con menù particolari.
Nel 2014 al Castello di Bari, hai realizzato un banchetto cromatico per 300 persone, cosa significa?
È stata una mostra nel Castello Svevo, ispirata al Medioevo in cui ho cercato di ricreare un banchetto medievale. I colori erano molto particolari, tutti sul rosso, rosa, viola, ed ho quindi usato cibi come la barbabietola, il cavolo viola, immaginando di dipingere la tavola sia da cuoca ma ancor più da artista.
Da Expo Milano 2015 a Tate Modern di Londra per “Decreate Tate”, raccontaci queste esperienze…
Sono stata invitata ad Expo Milano 2015, in qualità di pioniera nello sperimentare l’unione tra la nutrizione, la sana alimentazione, e l’esperienza artistica. Hanno chiamato varie persone tra cui nutrizionisti, scienziati oltre ad artisti. Io ho cercato di dare delle best practice, cioè delle pratiche su come creare un metodo per unire le 2 cose. Ad expo 2015 c’è stato proprio questo studio basato sul ricercare nel cibo delle innovazioni, delle eccellenze. Mentre Tate Modern lanciava un contest dove gli artisti selezionati dovevano riprodurre un’opera con il cibo alla Tate Modern Gallery ed io ho scelto “Il Tramonto” di William Turner. Questa esperienza l’ho replicata anche nei laboratori scolastici dall’Orto all’Arte.
Hai scritto anche un libro, “Colori da mangiare e cibo multisensoriale”: Quali sono i colori che consideri da mangiare?
Il libro racconta proprio i colori da mangiare e descrive la mia teoria di cibo multisensoriale. Ho elaborato una teoria multisensoriale artistica, ma anche su base nutrizionale che faccia innalzare l’energia e il benessere. Tutto questo sulla base della mia esperienza, perché io in passato ho avuto dei problemi di salute legati all’alimentazione e all’intestino e quindi ho creato questa teoria, che io chiamo ‘cucina creativa’ o ‘cucina cromatica’. È risaputo anche a livello scientifico che più colore si mette nel piatto e più salute possiamo ottenere e, infatti io ho aggiunto ai 5 sensi anche un sesto senso che è quello dell’arte e della creatività che non può non essere considerato. Uso l’ espressione ‘circondarsi di arte, degli aromi, dei profumi, della musica’ perché il pasto non deve essere solamente quello veloce, ma almeno 1 o 2 volte a settimana dovrebbe essere come una doccia benefica in cui mi dedico questo pasto particolare. Vi assicuro che mangiare in maniera molto cromatica, anche scegliendo solo 2 colori, ha un impatto molto forte a livello energetico.
Secondo te, per l’occhio umano quanto è importante l’aspetto estetico e quindi i colori del cibo?
Questo modo di preparare i cibi me l’hanno consigliato anche per bambini che soffrono di inappetenza o per chi è affetto da anoressia, chi deve seguire una dieta e non riesce perché si annoia. Quindi è importantissimo l’aspetto cromatico del cibo perché guardando i colori ci si sazia con gli occhi e non si pensa più ad abbuffarsi.
Quali sono i colori più “gustosi” per la mente?
I colori più gustosi sono sicuramente i colori caldi che sono il rosso, l’arancio, il giallo, però devono essere spezzati, come nella pittura, da colori freddi quindi il verde o il viola che troviamo nella melanzana, crauti, barbabietole. L’ideale sarebbe, quando si riempie il carrello al supermercato, pensare ad una spesa anche colorata, infatti io consiglio ad esempio, per la pasta, di preferire quella con farine colorate.
Quali colori non dovrebbero mancare in una dieta?
Bisogna sicuramente concentrarsi sui 5 colori caldi e non escludere nessuno: verde, giallo, rosso, arancio e viola perché appagano sia la vista, ma anche perché a livello nutrizionale, apportano molte vitamine. La finalità è dare energia al nostro essere per potere essere efficienti e poter godere di tutta la giornata. Sia a livello lavorativo che a livello creativo, una mente piena di energia, rilassata, con un po’ di creatività, affronta molto meglio i problemi e la vita reale di tutti i giorni. Non è questione di lentezza o velocità, ma parlo proprio di ‘cibarsi di colori’ perché i colori danno veramente l’energia giusta per affrontare gli eventi della vita.
Ci sono colori che danno un senso di sazietà secondo te?
I colori caldi danno sicuramente un maggiore senso di sazietà però anche il mix dell’arcobaleno crea questo senso di appagamento. Quindi non si tratta di amare le verdure, ma di mischiare i colori nel piatto e, ci si può aiutare anche con la tavola quindi mettendo delle spezie, dei fiori, un tovagliolo molto colorato, tutto ciò che circonda il cibo in sé. Ecco perché io creo dei percorsi di cromoterapia attraverso l’arte e i dipinti. Infatti, quando avevo 25 anni realizzai un progetto all’Ospedaletto dei Bambini di Bari creando dei lavori sul circo. Quindi, diciamo che anche il senso della cura distingue un po’ il mio percorso artistico.
Pensi che nell’arco della giornata l’essere umano sia più propenso ad assumere determinati colori rispetto ad altri? C’è un momento in cui è più propenso a circondarsi di colore?
Personalmente la mattina ho bisogno di una sferzata di colore e, per questo, nella mia colazione non mancano mai 3 colori: il rosso delle fragole, il verde del kiwi e il viola dei mirtilli. Sicuramente dipende dal momento in cui si è più liberi. Se c’è luce, inoltre, si è più propensi a ricercare colori perché i colori vivono attraverso la luce e senza la luce lo spettro visivo non sarebbe possibile
Invece per quanto riguarda la tua parte artistica, in quale momento della giornata preferisci dipingere?
La mattina, infatti mi sveglio molto presto e, quindi, a volte se devo uscire, mi sveglio all’alba. Quando non mi è possibile, anche il pomeriggio o la sera ma preferisco dipingere nelle ore mattutine perché c’è luce. Però se c’è una serata speciale, creo un menù colorato quindi tutto dipende anche dalle occasioni.