di Benedicta Rizzi
Lisetta Carmi, una fotografa, una donna, un’artista. Da dove inizio? Come si costruisce un articolo su una donna poco conosciuta nella mia regione, che però ha scelto la mia terra per vivere?
Lisetta Carmi è una fotografa genovese di cui conosco poco anche io. Mi piace tantissimo raccontarvi di donne nell’arte poco conosciute, donne emergenti, donne di talento che non hanno avuto la fortuna di conquistare il pubblico, ma che hanno perseguito il loro talento, credendo nel potere catartico dell’arte, come strumento di espressione, ma soprattutto come strumento di dono intramontabile. Conosco anche io con voi, e mi emoziono ogni volta che scopro le storie di donne meravigliose, che hanno creduto nel loro sogno. Anche per la storia di Lisetta Carmi è stato così.
La verità è che la lettura della sua biografia è arrivata in un periodo della mia vita di grande transizione. Perché i fili delle nostre scelte non li tiriamo quando le cose accadono, perché a volte ci perdiamo, attimi, momenti, mentre siamo impegnati in altre cose, e le scelte arrivano probabilmente quando ci lasciamo andare alla vita. È così è stato anche per me.
Scrivere di donne è la mia creatura più intima, scrivo con curiosità di storie di grande rinascita, mentre mi accingo a diventare anche io una donna. È una scelta in cui ho sempre creduto tantissimo ,nella sua semplicità per il peso del messaggio che porta: in un mondo in cui si racconta spesso delle donne, e delle violenze subite, io vorrei educare alla bellezza del femminile, e spero che sempre più uomini possano innamorarsi , non solo del femminile come lato da riscoprire, ma soprattutto che possano portarlo e costruirlo nelle loro vite , perché il femminile , davvero rende le persone più umane , più vere, e tutti possiamo esserlo, uomini e donne compresi. È solo una questione di cultura.
Pugliese al Femminile è una rubrica che racconta un po’ d’amore, un po’ di donne, un po’ di Puglia. Lisetta Carmi, infatti, sembra essere morta e rinata più volte. Giovane donna della buona borghesia ebraica, Lisetta Carmi, impegnata nello studio del pianoforte, fu costretta a fuggire in Svizzera a causa delle persecuzioni razziali. Qui tuttavia non interruppe il suo impegno e continuò con successo il suo percorso musicale; nel dopoguerra, la sua infaticabile dedizione alla musica e il suo grande talento la portarono a esibirsi in concerti in giro per tutto il mondo.
Lisetta cominciò una nuova vita quando, pur non abbandonando lo studio e i successi musicali, si scontrò a Genova con le lotte sociali, l’antifascismo e l’impegno politico a fianco dei portuali. Al suo maestro di pianoforte, che la invitò a non partecipare alle manifestazioni di piazza per non correre il rischio di rovinarsi le mani, rispose: «Se le mie mani sono più importanti dell’umanità, allora lascio il pianoforte».
Con l’impegno e la lotta a favore dei più deboli, nacque in Lisetta un nuovo interesse, che seguì per molto tempo: «Ho fotografato per capire» diceva. Alla fine degli anni Sessanta, Lisetta iniziò un percorso di fotografia a Genova: famosi i suoi scatti ai “camalli”, i portuali dei cantieri genovesi, e ai “travestiti”, la scena LGBTQ genovese, prima ancora della sua definizione.
Pochi fotografi in quel momento usavano la macchina fotografica per raccontare la vita delle frange più deboli della società. Con il suo sguardo anticonvenzionale e originale nel guardare il mondo, Lisetta utilizzò la fotografia come strumento conoscenza e di approfondimento sociale. Iniziarono in questo periodo le grandi collaborazione con riviste importanti come L’Espresso. Tanti viaggi in tutto il mondo, sempre fotografando marginalità, lavorativa ed esistenziale, e testimoniando situazioni di subordinazione e disagio con rispettosa partecipazione e profondo interesse socio-antropologico. A Belfast, in America Latina, in Afganistan, in Unione Sovietica ma anche in Sardegna, Barbagia, dedicando i suoi reportage a luoghi allora quasi sconosciuti.
È in India che avvenne l’incontro con il maestro Babaji. Fonderà in suo nome e per i suoi discepoli un ashram a Cisternino, accanto ai trulli.
Iniziò così la sua quarta vita:
«Ho creato un centro spirituale non religioso aperto a persone di tutti i credi dove non si fuma, non si beve alcol e si mangia vegetariano»
Un piccolo centro, che nel tempo divenne sempre più importante, finché Lisetta decise di immergersi nella sua quinta vita. «Ho vissuto quattro vite e ora sto trascorrendo la quinta. Ho provato a capire chi sono cercando la libertà e oggi l’ho trovata» diceva questa piccola donna dagli occhi azzurri straripanti di energia, che ha lasciato il mondo a 98 anni proprio nella sua quinta vita, anche se questo capitolo mistico del suo percorso per Lisetta era già archiviato nelle “vite passate”.
Chissà allora cosa penserà Lisetta Carmi se dovesse vedere oggi per la prima volta la Valle D’Itria. Frotte di persone provenienti da ogni dove in giro per le strade dei suoi paesini nelle colline, ristoranti presi d’assalto, ma anche luoghi naturalistici in cui rigenerarsi.
Divenuta ormai una delle mete più ambite in Europa, Lisetta Carmi, non lo saprà ma ha la sua traccia ha rappresentato una vera e propria rivoluzione culturale. I suoi grandi occhi azzurri avevano scelto le sue colline e suoi paesaggi per immaginare mondi nuovi e vivere di bellezza ogni giorno.
La Valle D’Itria era ancora una zona dell‘Italia poco conosciuta, che sicuramente non sosteneva fotografi ma Lisetta Carmi ha preferito rimanere lì comunque. La verità è che nessuno ricorda Luisetta Carmi per la straordinaria energia che ha dato alla Puglia negli anni in cui è vissuta qui, ma questa è una pagina della nostra storia davvero preziosa, e io ho voluto nel mio piccolo darle lo spazio che merita.
«Come nella musica, nelle mie foto c’è ritmo, il ritmo della musica che ho studiato per 35 anni, scriveva. E ancora, « Non ho mai cercato dei soggetti (…) mi sono venuti incontro, perché nel momento in cui la mia anima vibra insieme con il soggetto, con la persona che io vedo, allora io scatto».
Lei amava la nostra terra, la amava molto.
A Lisetta Carmi non importava che questo non fosse il posto in cui era nata, lei voleva lasciare una traccia, costruire bellezza. Aveva costruito senza saperlo la Puglia del domani, una valorizzazione dei nostri luoghi che poi è divenuta reale, molti anni dopo. Ci ha insegnato, e spero di non dimenticarlo mai neanche io, che un posto è fatto delle sue persone, e delle impronte che lasciano. Anche di chi in un posto non è nato, ma ci è voluto rimanere, come ha fatto Lisetta Carmi.
La Puglia è anche sua, perché ha scelto di portare luce tra le nostre strade.